''Raramente mi capita di dire una bugia. Per questo mi sento solo. È un mondo, il nostro, in cui se ne dicono tante''. (citato in Corriere della Sera, 14 novembre 2004). Una voce bassa, lenta, rauca. Una voce che fa sempre rumore, oltre categorie e confini nazionali. Non è originariamente italiano Zdenek Zeman, ma si è fatto sempre capire molto bene ed ha ancora molto da dire al mondo del calcio. Allenava il Parma nella serie cadetta quando inizio a far parlare di sè, quando i suoi ragazzi senza paura batterono in amichevole niente poco di meno che il Real Madrid. Gli anni successivi sono storia. La chiamavano Zemanlandia: un'era, un'idea di calcio strabiliante. Difesa a centrocampo, 4-3-3 offensivo, tre punte pure. Zeman faceva spettacolo, faceva divertire i tifosi. Ecco, i tifosi: il suo obiettivo non era il risultato, ma la prestazione. Il calcio per il boemo è sempre stato puro divertimento, qualcosa che doveva valere il prezzo del biglietto, e mai qualcosa che dovesse portare solo alla vittoria e/o solo al guadagno. Non a caso le sue squadre segnano tanto, spesso però subiscono anche tanto. Non a caso attacca non solo in campo, ma anche fuori, eccome! Uno tra i primi a denunciare Calciopoli, l'unico a denunciare il doping legalizzato, e di nuovo uno dei primi ad indignarsi per le partite truccate. Questo fine campionato Zeman ha lasciato il Foggia per disaccordo societario, ha sfiorato i play-off: non le ha mandate a dire, più di una partita è stata caratterizzata da strani episodi, che le hanno inevitabilmente condizionate. Pochi giorni fa la notizia che ha fatto sorridere di piacere molti, il boemo è stato ingaggiato dal Pescara neo-promosso in B. Conferenza stampa spettacolare, ovviamente: ''Il calcio va curato dall'interno''! Non mollare mai mister, chi ama il calcio ama te.
venerdì, luglio 08, 2011
Zdenek Zeman
''Raramente mi capita di dire una bugia. Per questo mi sento solo. È un mondo, il nostro, in cui se ne dicono tante''. (citato in Corriere della Sera, 14 novembre 2004). Una voce bassa, lenta, rauca. Una voce che fa sempre rumore, oltre categorie e confini nazionali. Non è originariamente italiano Zdenek Zeman, ma si è fatto sempre capire molto bene ed ha ancora molto da dire al mondo del calcio. Allenava il Parma nella serie cadetta quando inizio a far parlare di sè, quando i suoi ragazzi senza paura batterono in amichevole niente poco di meno che il Real Madrid. Gli anni successivi sono storia. La chiamavano Zemanlandia: un'era, un'idea di calcio strabiliante. Difesa a centrocampo, 4-3-3 offensivo, tre punte pure. Zeman faceva spettacolo, faceva divertire i tifosi. Ecco, i tifosi: il suo obiettivo non era il risultato, ma la prestazione. Il calcio per il boemo è sempre stato puro divertimento, qualcosa che doveva valere il prezzo del biglietto, e mai qualcosa che dovesse portare solo alla vittoria e/o solo al guadagno. Non a caso le sue squadre segnano tanto, spesso però subiscono anche tanto. Non a caso attacca non solo in campo, ma anche fuori, eccome! Uno tra i primi a denunciare Calciopoli, l'unico a denunciare il doping legalizzato, e di nuovo uno dei primi ad indignarsi per le partite truccate. Questo fine campionato Zeman ha lasciato il Foggia per disaccordo societario, ha sfiorato i play-off: non le ha mandate a dire, più di una partita è stata caratterizzata da strani episodi, che le hanno inevitabilmente condizionate. Pochi giorni fa la notizia che ha fatto sorridere di piacere molti, il boemo è stato ingaggiato dal Pescara neo-promosso in B. Conferenza stampa spettacolare, ovviamente: ''Il calcio va curato dall'interno''! Non mollare mai mister, chi ama il calcio ama te.
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